2004 // Kompakt

Calm Like A Millpond

Pass Into Silence

Il percorso che mi ha condotto fino a questi due produttori ambient giapponesi è piuttosto tortuoso, ma sicuramente passa per la loro partecipazione alla raccolta Pop Ambient 2005 (a sua volta scoperta grazie a quel capolavoro che che è Let the Snakes Crinkle Their Heads to Death di Klimek). Calm Like a Millpond è un disco isolato e marginale, anche nella sua brevità, eppure ogni canzone colpisce con la potenza di uno schiaffo. O con la dolcezza di un’onda, se vogliamo. Ancora oggi non sono riuscito a capire davvero chi siano questi due tizi giapponesi – Tetsuo Sakae per il lato musicale e Mayuchi per i live visual – e quale sia la storia dietro alla loro collaborazione. Ma in fondo non è così importante.

Il disco inizia dal gioco di specchi dei loop dolcissimi di Voices: un tappeto di sillabe su cui gli artisti stratificano voci e sintetizzatori ed echi ed ancora altre sillabe. I Pass Into Silence creano canzoni dall’impalcatura semplicissima, ma riescono a provocare emozioni profonde con la semplice scelta del suono e della nota perfetti. Dopo Voices è il momento dell’ambient soffuso e potente di Big and Silent Waves, che non può non far pensare all’Aphex Twin di Selected Ambient Works Volume II o An Ending (Ascent) di Eno. C’è la stessa esattezza in ogni suono, la stessa sensazione di assoluto nella cura di ogni nota. E poi Butterflies, che ricorda in modo straordinario gli Inoyama Land, anche loro giapponesi, tanto che mi sono chiesto più volte se Pass Into silence fosse un loro progetto parallelo. Che io sappia, non è questo il caso.

Mi è difficile spiegare cosa renda così speciale questo piccolo mondo sconosciuto creato dal duo. I Pass Into Silence, in fondo, fanno solo quello che fa tutta la musica ambient: cercare di portarci a quel luogo che non conosciamo ancora, ma di cui sentiamo una nostalgia violenta. E lo fanno benissimo.